Festa della Donna ai tempi del bunga bunga: la famiglia ital

Ve li ricordate i nostri genitori com’erano severi con le loro “bambine”? Quante lotte in casa per una gonna corta, per tornare un po’ più tardi la sera, per andare al mare col ragazzo! Per non parlare dei nostri nonni e bisnonni, immortalati in tanti film sull’Italia contadina e premoderna, custodi zelanti e spesso oppressivi della virtù delle figlie, controllate come in caserma: orari rigidissimi, sfuriate da tregenda per un po’ di trucco sul viso, uscite coi ragazzi drasticamente contingentate e sempre sorvegliate dal fratellino minore costretto al ruolo di “candela”. E con fidanzati e sposi poco cambiava: la figura del marito italiano, specialmente meridionale, malato di gelosia cronica è un luogo comune che ha fatto il giro del mondo.

Oggi 8 marzo 2011, Festa della donna post Rubygate, leggiamo le intercettazioni di mamme che si informano sui guadagni delle figlie e spingono le loro ragazze tra le braccia del sultano, di papà che consigliano di essere disponibili e vicine al miliardario settantatreenne, di fidanzati che si lamentano se la loro amata non cede alla avances dell’imperatore; oggi che leggiamo tutto questo ci accorgiamo che se nella superficie tutto sembra essere cambiato, nella sostanza invece la società italiana appare immobile e ferma ai rapporti di forza della famiglia patriarcale. Dove la donna, in particolare la giovane figlia, è parte del patrimonio domestico, un oggetto di cui disporre per tessere preziose alleanze matrimoniali e da custodire con cura, per impedire che qualcuno possa violarlo compromettendone irrimediabilmente il valore.

Se dunque prima la tutela degli interessi famigliari prevedeva che la figlia-oggetto fosse rigidamente sorvegliata e implacabilmente eterodiretta nelle scelte di vita, per non rischiare che violasse le anguste norme della morale e della religione e conservasse così la tanto agognata rispettabilità sociale, oggi invece – scomparse le vecchie regole e qualsiasi preoccupazione etica – sembrano rimasti solo i soldi e l’avidità. Ma le figlie o le fidanzate continuano ad essere trattare da merce su cui investire per sistemare la famiglia, come emerge (uno tra i tanti esempi possibili) in tutta la sua crudezza dall’intercettazione del fratello di una papi girl, che incita così la sorella: “Dai che ci sistemiamo tutti: tu, io e anche la mamma”.

Eccola qua la pseudo modernità portata dal berlusconismo e dalle sue televisioni: siamo ancora alla donna oggetto, alla famiglia che tutto controlla e tutto dispone e alle figlie offerte come vergini al Drago, per usare una metafora di Veronica Lario. Che è cambiato? Che le ragazze non sono più vergini quando arrivano al drago e che la rispettabilità sociale è determinata esclusivamente dal conto in banca; in fondo si può quasi dire che si stava meglio quando si stava peggio.

(In alto l’arcorina Barbara Faggioli, con un papà molto “comprensivo”).

Scritto da Style24.it Unit

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