Chi è Fadumo Dayib: la prima donna candidata presidente in Somalia

Evelyn Novello

Nata a Milano nel 1995 e laureata in Comunicazione pubblica e d'impresa. Nel 2016 mi sono avvicinata al mondo del giornalismo e da quel momento non più smesso di scrivere.

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Infermiera ma anche politica e attivista.

Fadumo Dayib è stata la prima donna a candidarsi come presidente in Somalia in occasione delle elezioni del 2016. Di anima filantropa, si è sempre votata all’aiuto del prossimo fino a lavorare per l’ONU e a fondare delle cliniche per la salute materna nel suo Paese.

Chi è Fadumo Dayib

Fadumo è nata nel 1972 a Thika in Kenya. I suoi genitori erano somali ed entrambi analfabeti ma suo padre parlava diverse lingue.

La sua famiglia fu espulsa da Nairobi nel 1989 e deportata a Mogadiscio. Sua madre è stata temporaneamente imprigionata e ha venduto tutto per permettere a Fadumo e ai suoi fratelli di fuggire come rifugiati in Finlandia, dove vive dal 1990.

Dayib non ha imparato a leggere e scrivere fino all’età di quattordici anni: ha iniziato a studiare in Finlandia per diventare infermiera. Lì si è guadagnata una laurea della Harvard Kennedy School of Government in Pubblica amministrazione e un dottorato presso l’Università di Helsinky con focus su donne, pace e sicurezza e un lavoro nel settore della sanità pubblica e dei diritti (tra migrazioni forzate, discriminazioni di genere e lotta all’Aids).

Con questi suoi traguardi è stata la prima somala a lavorare come infermiera di area critica in Finlandia e la prima a prendere un Master e ad avere l’accesso ad un Dottorato di Ricerca in una Università finlandese nonché la prima somala a lavorare per le Nazioni Unite.

La candidatura alla presidenza

Da Helsinki, dove Fadumo vive e lavora, nel 2016 è iniziata la lunga e difficile corsa alla presidenza della Somalia, uno Stato che ha avuto le ultime elezioni democratiche mezzo secolo prima. Da rifugiata che ha conosciuto gli orrori della guerra civile, ha trovato la forza di cercare di riscattare il suo popolo e lottare per l’emancipazione delle donne nel suo Paese di origine.

La sua campagna si è svolta principalmente via social.

“Uso Twitter, Facebook e i media tradizionali per far conoscere il mio programma politico e ricevo migliaia di messaggi di incoraggiamento, vorrei poter incontrare personalmente ogni somalo, ma avrei bisogno di un ingente apparato di sicurezza che l’attuale governo non mi garantisce. Essere ricordata come una martire della Somalia non avrebbe senso”. Fadumo ha infatti ricevuto da subito minacce, soprattutto dal gruppo integralista legato ad al Qaeda Al-Shabaab che ha tentato di ucciderla.

Il suo programma va contro buona parte delle usanze ormai radicate in Somalia tra cui tradizioni tribali come la mutilazione genitale femminile e prevede la tolleranza zero per la corruzione e la fine dell’insurrezione dei miliziani di al-Shabaab. Il gruppo di terroristi ha successo tra i giovani più vulnerabili economicamente e senza istruzione perché rappresentano una fonte di guadagno immediato. “Quando ho presentato la mia candidatura si sono sentiti sotto attacco ed hanno deciso di posticipare la riforma elettorale.

In 4 anni il Presidente ha cambiato 3 primi ministri, uno più corrotto dell’altro, come da tradizione nella politica somala. Se il sistema elettorale non verrà cambiato, sarà eletto un altro capo di Stato corrotto, incompetente e legato alle decisioni dei clan. E allora ci riproverò nel 2020. Sono giovane, ho energia, tempo e pazienza. Non smetterò mai di lottare per la mia Somalia” ha dichiarato in un’intervista del 2016 Fadumo.

La sua candidatura di quell’anno, unica di una donna tra 18 uomini, ha comunque avuto un impatto positivo: l’ha fatta conoscere ai somali e ha introdotto il dibattito sulla partecipazione delle donne alla politica. Molte donne hanno cercato di cambiare la politica dall’interno battendosi per gli ideali democratici come Ameenah Gurib-Fakim, prima donna presidente della Repubblica delle Mauritius e l’ex First Lady americana Michelle Obama. Fadumo Dayib è sicuramente una di queste.