Faccia d’angelo: Elio Germano su Sky interpreta Felice Maniero

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Ennesimo “romanzo criminale” in televisione, ed ennesime polemiche.

Sky Cinema ha infatti prodotto una miniserie televisiva in due puntate, che andranno in onda questa sera e il 19 marzo alle 21 su Sky Cinema 1, dal titolo Faccia d’angelo.

Interpretato da Elio Germano e liberamente ispirato al libro autobiografico del boss criminale Felice Maniero, Una Storia Criminale, il film racconta la storia del Toso, uomo spietato a capo di un gruppo di malviventi che terrorizzano il Nordest con rapine, sequestri, omicidi, traffico di armi e droga.

Chiaramente il modello alla base della vicenda è quello della Mala del Brenta, organizzazione realmente esistita e attiva a partire dagli anni 70 fino ai 90, i cui atti criminosi hanno varcato i confini dello Stivale per raggiungere persino l’Europa.

Ben prima della messa in onda è nata una polemica che si può riassumere in questo interrogativo: è giusto dipingere in maniera accattivante delle storie di cronaca nera, creando un rapporto di empatia tra il pubblico e una figura poco raccomandabile come quella del capo di una banda criminale?

Difficile dare una risposta, ma bisogna prendere atto che ultimamente anche in Italia si sta propagando questa abitudine, basti pensare al già citato Romanzo criminale (serie tv e film) o a Vallanzasca, per parlare di due titoli recenti.

Lo stesso Felice Maniero, vedendo il promo della miniserie ispirata alle sue “gesta”, avrebbe così commentato: “Non voglio che i giovani siano affascinati dalla delinquenza. Comandavo più di trecento persone e l’unico che ha veramente guadagnato soldi sono stato io. Tutti gli altri sono in galera, vecchi, distrutti, disperati“.

Il regista Andrea Porporati ha così illustrato il proprio progetto artistico, giustificando le sue motivazioni: “Abbiamo scelto di fare un film, non un biopic, condividendo la storia di un uomo che fin da bambino voleva essere il migliore.

Che vive il successo in modo così totalizzante da avere l’illusione di poterlo gestire, di poter fare il colpo perfetto“.

La star principale, quel Germano attore pluripremiato e universalmente stimato, ha confidato che ciò che lo ha interessato del copione è stato il modo in cui certe dinamiche di costruzione e gestione del potere siano praticamente eterne, valide anche ai giorni d’oggi: “La storia non si riduce a raccontare di un criminale, ma racconta di una patologia: la patologia della nostra epoca, ovvero di seguire a tutti i costi il successo, di voler primeggiare, di essere invidiati da tutti“.

E alle accuse di mitizzazione ha risposto in tal modo: “Non ci interessava raccontarlo nel modo più veritiero possibile. Partendo dalla storia di Maniero abbiamo deciso, di staccarci un po’ dalle vicende originali, giocando con l’immaginario lasciato da Felice Maniero, attraverso i tg, nel ricordo delle persone“. 

     

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