E' andata male! La nazionale italiana non ce l'ha fatta.
Sull'onda del residuo interesse generale per il tema, chiudo oggi il capitolo dedicato al rapporto tra Sport e Tv a cui ho dedicato altri tre post nel corso di questo campionato europeo.
Uno sul business della partita virtuale ,un altro, commentatissimo, sulla chat di Luca Tony e sulle risorse Web dedicate al Campionato Europeo.
E il più recente su un curioso appello lanciato on line dalla nazionale delle Barbados per arginare la crisi del Calcio locale, che potrebbe tornare utile anche a Donadoni!
La segnalazione conclusiva la dedico invece al volume "La Tv per sport" di Pino Frisoli, storia della programmazione sportiva elogiata da Aldo Grasso.
La tv – scrive il critico del Corriere della Sera- tenta continuamente di inghiottire corpi estranei e farli suoi.
L' evento sportivo per raggiungere la piena televisività dev' essere sfrangiato da una tecnologia che originariamente non gli pertiene.
I replay, i ralenti, le sovrimpressioni, il moltiplicarsi dei punti di vista, le telecronache a due, le moviole (interventi che sostanzialmente non sono necessari) servono soprattutto al mezzo televisivo per decretare la sua raggiunta normalizzazione.
Una bella storia dello sport in tv è quella scritta da Pino Frisoli, «La tv per sport» (Edizioni Tracce, 144 pagine, 10 euro): una lunga «carrellata» che parte dai primordi della tv, quando nel 1950 s' intravedono le prime riprese esterne di Juventus-Milan, telecronista Carlo Bacarelli, e arriva alla pay per view, un modo per staccare il biglietto dello stadio virtuale senza muoversi da casa. In mezzo, una miriade di ricordi puntigliosamente ricostruiti dall' autore…
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