Enrico Ruggeri e le sue balzane teorie su internet (Vespa docet)

Stavo per scrivere un post su Exit e su Ilaria D'Amico quando i miei occhi sono caduti su questo terribile articolo. Enrico Ruggeri mi fa incazzare, in primis per quella sua trasmissione teribbile di cui ho già parlato, in secondo luogo perchè tra i mille luoghi comuni è andato a beccare quello sbagliato, almeno per me che vivo internet ogni santo giorno tentando di capirne e di studiarne, nel mio piccolo, le sue evoluzioni.

Capisco che l'italiano medio non comprenda il salto culturale/sociale che il web 2.0 ha portato alla nostra ridicola era, capisco che analizzare un termine come social networking equivalga a tradurre dall'austro-ungarico, ma non capisco perchè scagliarsi contro una cosa che, per propria ammissione, non si conosce. 

Leggiamo…

Enrico Ruggeri sa a malapena spedire una mail, «ma il computer me lo deve accendere qualcuno ». Ha un iPod «ma per caricare i 600 cd della mia collezione ho pagato mio figlio». Non è certo il tipo da perdere tempo navigando in Rete, «meglio leggere un libro, magari Simenon che trovo attuale per la sintesi; su Internet ci sono cose interessanti ma ci si perde».

Ruggeri, 50 anni, è talmente refrattario alle innovazioni che ci ha scritto anche una canzone. Si intitola «Il giorno del black-out» e chiude «Rock Show», nuovo album in uscita il 2 maggio. «Ci attacchiamo a macchine come malati terminali di malinconia», canta. «La canzone parte dalla considerazione che in questo mondo stai a chattare con uno che sta a Canberra, ma non sai nulla della vita di chi vive sopra di te e di cui senti i passi ogni giorno», dice il cantautore. Nel brano Ruggeri si augura un black-out. «Immagino un mondo fantastico dove tutto si spegne e si torna a parlare. Da bambino mi ricordo che si andava dal vicino di pianerottolo e si trovava la porta aperta. Non capiterà mai, ma è bello scriverci un brano», ridacchia.

Mamma mia che palle, questa storia del chattare fa comprendere quanto sia piccolo Ruggeri di fronte alla grandezza di Internet. Chattare…mmm… è la parola d'ordine quando uno non sa cosa sia la rete: sembra uno dei peggiori mali, una di quelle cose che uccide quei poveri internauti che vivono chiusi in una stanza, ciccioni, senza rapporti sociali veri, desiderosi solo di ammazzarsi di pippe. Bisogna ancora spiegare che i ragazzini non sono così rincoglioniti? Che quello è solo un mezzo di comunicazione che fa parte di una esistenza che ha strumenti in più da utilizzare?

Ma poi, Ruggeri, non hai mai pensato che non me ne possa fregare niente di conoscere quel rompicoglioni del piano sopra che tutti i giorni i giorni mi fa sentire i suoi passi? Sia maledetto, io piuttosto lo odio. Se se ne stesse seduto davanti al pc a chattare vivrei molto meglio. Invece, guarda un po' caro Ruggeri, io preferisco passare mezz'ora a chattare con un mio amico cinese, che ogni giorno mi racconta del silenzio che regna in Cina su queste Olimpiadi tanto contestate.

E' anche inutile dilungarsi, quante volte avrò fatto questi discorsi? Ruggeri, suvvia, pensa a cantare, pubblica un 45 giri, prosegui a farci vedere cosa sarebbe successo se e non occuparti di ciò che non conosci. Ci ha già provato un altro grade eroe, il suo nome è Bruno Vespa. In quel caso si parlava di blog.

Scritto da Style24.it Unit

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