Tg e giornali ci propongono quotidianamente casi di corruzione politica e di malaffare. Certo, le responsabilità variano da caso a caso, ma abbiamo ancora voglia di stare a distinguere?
Il riassunto della cronaca impressionante di casi di corruzione e mazzette della scorsa settimana l’ha fatto, molto efficacemente come suo solito, Massimo Gramellini nella trasmissione di Fazio. Si va dalle spigole, ostriche e cozze regalate al sindaco Emiliano agli 800mila euro gentilmente elargiti da Lusi alla fondazione di Rutelli, che ha pure il coraggio di alzare la voce in tv.
Dal governatore emiliano Errani che finanzia la coop presieduta dal fratello (toh che strano!), ai quotidiani casi di tangenti al Pirellone (stavolta tocca al presidente leghista dell’assemblea Boni) per arrivare al solito Scajola, che si dimentica di pagare i posti barca.
È vero che spesso nel trattare questi fatti l’informazione televisiva, e non solo, tende a mettere ogni caso sullo stesso piano, a proporre al telespettatore una specie di indistinto pastone nel quale tutti appaiono colpevoli allo stesso modo: da quello che si è fatto regalare le cozze pelose a quello che si è preso paccate di soldi – per usare il nuovo gergo tecnico-governativo – per assegnare appalti truccati a imprenditori disonesti.
Di ciò, del pastone mediatico, ci siamo lamentati spesso su questo blog, anche di recente, come quando i tg berlusconiani dedicavano più spazio alla vicenda di tangenti locali con al centro il democratico Penati, che al processo al presidente del Consiglio in carica per sfruttamento alla prostituzione minorile e concussione di un funzionario della Questura.
Però di fronte agli ultimi accadimenti, al panorama desolante che questa nuova Tangentopoli – evidentemente mai conclusasi nonostante Mani Pulite – offre agli italiani, viene a mancare qualsiasi volontà di stare a distinguere da caso a caso, di non fare – come si dice – di tutta l’erba un fascio.
Perché è evidente a tutti che in questo Paese il malaffare e la corruzione sono la prassi, la normalità, la regola, e riguardano tutti i partiti e i settori della società. Certo, con responsabilità diverse, ma è un discorso che, come dicevo, nessuno ha più voglia di fare. Non è più tempo del voto espresso turandosi il naso: si avverte il bisogno che se ne vadano tutti a casa, sia quelli che si fanno regalare le cozze pelose sia quelli che intascano i milioni.
Questo Paese si può salvare solo con una nuova ondata di intransigenza che non fa sconti a nessuno, per diventare finalmente una nazione civile, dove persino copiare una parte della tesi di laurea è un valido motivo per troncare una carriera politica.
(In foto: Michele Emiliano, sindaco di Bari).



