Elezioni regionali Sicilia: Beppe Grillo punta sulle belle facce

Beppe Grillo per conquistare la Sicilia punta sulla diversità antropologica ed estetica dei candidati (vedi foto), contrapponendo le facce pulite del M5S con quelle sporche della vecchia politica

E insomma, per vincere le elezioni in Sicilia Beppe Grillo punta anche sull’aspetto esteriore dei candidati, sulla pulizia delle facce del Movimento 5 stelle messe furbescamente a confronto con quelle grigie e poco amichevoli dei notabili di partito (vedi immagine in alto e in basso).

C’era un signore, di nome Cesare Lombroso, che tra 800 e 900 si conquistò una grande fama sostenendo che la costituzione fisica fosse la più potente causa del comportamento criminale. In altre parole, secondo questa ipotesi, alcune caratteristiche morfologiche, soprattutto relative alla conformazione del cranio ma non solo, sarebbero rivelatrici della propensione a delinquere degli individui.

Ovviamente, in quanto teoria scientifica, l’argomentazione lombrosiana fu velocemente contestata e screditata, eppure penso che ognuno di noi abbia avuto la sensazione, almeno una volta nella vita, che un briciolo di verità ci sia, che dal volto di una persona sia effettivamente possibile intuire qualcosa della sua interiorità. A chi non è capitato, di fronte alla foto di un presunto assassino, di esclamare: questo che è colpevole ce l’ha scritto in fronte!

Lo stesso può succedere, in effetti, con i nostri politici. Prendete alcuni dei più controversi personaggi di questo lugubre crepuscolo di Seconda Repubblica. Prendete i campioni dei ribaltoni, come gli onorevoli Scilipoti, Razzi e Calearo, che dal centrosinistra si fiondarono a sostenere la moribonda maggioranza berlusconiana; forse che le loro persone non sembrano comunicare inaffidabilità, pochezza morale e ingordigia? O provate a pensare a Nicola Cosentino, l’ex sottosegretario Pdl indagato per camorra: quanto sarebbe facile scambiarlo per un boss della malavita? Per non parlare di Lusi, il tesoriere della Margherita scappato col malloppo, perfetto per il ruolo dell’avido e spietato milionario in qualche film hollywoodiano, o di Silvio Berlusconi, che con i suoi occhietti sottili e il sorriso di circostanza rappresenta l’eterno venditore pronto a rifilarti qualunque fregatura.

Evidentemente, non si tratta di un discorso legato alla bellezza estetica: Nicole Minetti è senza dubbio una bella ragazza, ma quel suo continuo civettare, quel suo esibizionismo, quei ritocchi chirurgici che le appesantiscono il viso trasfigurandolo in un volto di cortigiana quarantenne fin troppo vissuta, ci comunicano a pelle che il suo posto potrebbe essere ovunque ma non in consiglio regionale.

Perché sono anche gli errori, i compromessi e i peccati che segnano e disegnano un volto, come ci insegna Oscar Wilde nel suo romanzo più celebre, in cui il giovane Dorian Gray stringe una sorta di patto col diavolo per far sì che un quadro che lo ritrae invecchi e imbruttisca al suo posto, così che i vizi e le nefandezze di cui si macchia non violino l’innocenza del suo viso ma corrompano solo il disegno sulla tela.

Ovviamente stiamo giocando, e credo che nessuno sarebbe così stolto da votare una persona solo in ragione di un’impressione visiva che, con buona pace di Lombroso, può sempre risultare terribilmente fallace. Però, certamente, tra la ragazza acqua e sapone della porta accanto e il giovane con la classica faccia da bravo ragazzo che si candidano con Grillo e gli attempati volponi della politica dell’Mpa, diciamolo, a pochi di noi verrebbe voglia di votare per i secondi.

(In alto e di seguito due esempi di pubblicità lombrosiana del M5S).

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Scritto da Style24.it Unit

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