Elezioni amministrative 2012: Grillo e i dinosauri della politica

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Contro le facce giovani e pulite del Movimento di Beppe Grillo i Gasparri e i Rutelli non hanno alcuna speranza di farcela, sono destinati all’estinzione.

E anche la sinistra, se non manda in pensione i suoi dinosauri, è condannata a liquefarsi

Credo che ci vorrà un po’ di tempo per esaminare in profondità il risultato del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo. Ma a caldo si può dire, e non crediamo di sbagliarci, che si sia trattato da un lato di un voto di protesta: contro i vecchi partiti, le vecchie facce, la corruzione e il malgoverno di questi anni.

Ma anche contro il governo Monti, calato dall’alto in spregio alle più elementari regole di una democrazia sostanziale. È stato però anche un voto per qualcosa, per dei programmi – consultabili on line e proposti ai cittadini nelle piazze – finalmente radicali, lontani da quella logica del compromesso a tutti i costi che è la malattia (una delle tante) della politica italiana.

Non ho la palla di vetro, ma credo che l’ascesa del M5S da qui alle politiche potrebbe davvero diventare irresistibile.

Guardando la tv quest’impressione è fortissima: vedere le solite facce dei Gasparri e dei Rutelli, intervistati dai grigi lacchè di Raiset, borbottare le solite banalità quasi come se nulla fosse successo, provoca una nausea immediata e una impellente corsa al telecomando. E quando, tra uno zapping e l’altro, appare finalmente un candidato del M5S, in genere una faccia giovane, pulita, educata e un po’ timorosa (tutto il contrario del loro leader, per molti versi), davvero l’alternativa non appare nemmeno tale.

Credo che quelle facce debbano apparire in televisione, perché da sole possono fare la differenza, vincere a mani basse senza neppure aprire bocca. Ma ci devono andare – come stanno cominciando a fare, è quindi caduto il niet del capo? – con molta parsimonia e attenzione. Perché entrare in certi salotti, a prescindere dal fatto che ti consentano di parlare o meno, significa mischiarsi al vecchio, alla nomenclatura di regime, al teatrino prediletto dei dinosauri della politica che hanno teleipnotizzato per anni il Paese grazie alle carte truccate di un’informazione compiacente e scendiletto.

Due ultime parole per la sinistra. Questa volta, alle amministrative, ha retto e ha vinto. Grazie soprattutto, come l’altra volta a Napoli, Milano e Cagliari, a facce nuove e pulite, come per esempio Doria a Genova. Ma se alle politiche la gente dovesse percepire il Pd come il partito, ancora una volta, dei Veltroni e dei D’Alema (che ieri dagli schermi di La 7 continuava a blaterare di alleanze con Casini, con parole e mentalità da Prima Repubblica), allora faranno la fine della destra.

E probabilmente ci troveremo Grillo a Palazzo Chigi. Che di certo non è la cosa peggiore che ci possa capitare, ma su questo sarà il caso di riflettere con più calma e obiettività nei mesi a seguire.

(In alto: due tipici esemplari di dinosauri della politica, fonte: infophoto).