Ecco la fantozziana lettera con cui la Rai rifiuta di trasmettere il trailer di Videocracy (tradotta per voi)

Videocracy è un film documentario diretto da Erik Gandini e prodotto da Fandango che racconta l'involuzione politica e culturale dell'Italia degli ultimi decenni, focalizzando l'attenzione – come è ovvio nel paese di Berlusconi e delle veline – sulla televisione commerciale.

Potremmo gustarci Videocracy al cinema, ma non ci sarà permesso di vedere sul piccolo schermo il trailer che reclamizza il film: Mediaset ha subito sbattuto la porta, com'era lecito attendersi, mentre la Rai ha motivato il suo rifiuto con una lettera in stile burocratese-fantozziano che sembra scritta apposta per finire nella nostra rubrica Parla come mangi. E allora leggiamone qualche stralcio insieme (in corsivo, al solito, la traduzione satirica).

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Deve ritenersi che uno spot pubblicitario che aggiunga alla comunicazione tipicamente promozionale del prodotto destinato alle sale un'informazione di carattere politico non possa essere diffuso dalla Rai, se non assicurando la parità di trattamento attraverso la diffusione di un analogo messaggio idoneo al riequilibrio del contraddittorio.

In questo paese, come in tutti i regimi che si rispettano, non si può parlare di politica in televisione (se non nei nostri telegiornali addomesticati). Se volete che mandiamo in onda il vostro spot, dovete prima girare un altro trailer che decanti le meraviglie del nostro Governo! Del resto la par condicio l'avete voluta voi comunisti!

In primo luogo appare evidente come il contenuto per immagini dello spot pubblicitario del film veicoli un inequivocabile messaggio di critica al Governo, rappresentato emblematicamente dalla persona del Presidente del Consiglio (…)

In questo paese non si può criticare il Governo e meno che mai il nostro Leader e Signore e Mega Presidente Galattico Onorevole Cavaliere Silvio Berlusconi.

In particolare, attraverso il collegamento tra la titolarità del Capo del Governo rispetto alla principale società radiotelevisiva privata e la menzione del fatto che l'80% degli italiani acquisirebbe informazione dalla televisione, non soltanto viene riproposta la questione del conflitto d'interessi ma anche viene prospettata la possibilità che attraverso le televisioni il Governo sarebbe in grado di orientare subliminalmente le convinzioni dei cittadini influenzandone a proprio favore le scelte e assicurandosene il consenso.

E vi pare che quello che non permettiamo a nessuno di dire e che cerchiamo di nascondere in tutti i modi, e cioè che attraverso le tv plasmiamo le idee del pubblico, adesso ve lo facciamo dire a voi? State freschi!

In secondo luogo gli spot pubblicitari appaiono lesivi dell'onore e della reputazione del Presidente del Consiglio nella parte in cui, riprendendo ed approfondendo il collegamento tra la proprietà in capo a questi delle principali televisioni commerciali ed il contenuto soltanto di alcuni programmi messi in onda negli anni da tali emittenti, caratterizzati da immagini di donne prive di abiti e dal contenuto latamente voyeuristico delle medesime, si determina un inequivocabile richiamo alla problematiche all'ordine del giorno riguardo alle attitudini morali dello stesso (di Berlusconi, ndb) e al suo rapporto col sesso femminile.

Dico, siete proprio scemi? Il nostro Minzolini e gli altri giornalisti hanno sudato sette camicie per nascondere gli scandali sessuali del premier, le minorenni e le mignotte, e adesso voi col vostro filmino volete mandarci in fumo mesi di lavoro e di sublime censura? Ma andate a farvi un giro. Comunisti!

Scritto da Style24.it Unit

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