Donato Bilancia: il serial killer che ha scosso l’Italia

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La storia di Donato Bilancia è senza dubbio una delle più inquietanti nella cronaca nera italiana.

Tra il 1997 e il 1998, quest’uomo, che inizialmente sembrava un ladro come tanti, ha commesso una serie di omicidi che hanno lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva. Con un bilancio di 17 vittime, Bilancia ha trasformato la sua vita in un incubo, affrontando la giustizia in un processo che ha sconvolto l’opinione pubblica. Come può un uomo comune trasformarsi in un mostro? La risposta è complessa e affonda le radici in una vita segnata da traumi e scelte sbagliate.

Un uomo comune con un passato oscuro

Donato Bilancia nacque nel 1951 a Potenza, ma la sua esistenza lo portò a Genova, dove commise gran parte dei suoi crimini. Prima di diventare un serial killer, Bilancia visse una vita costellata di difficoltà e di una crescente inclinazione verso il crimine. Cresciuto in una famiglia modesta, il suo passato criminale iniziò con furti e attività di gioco d’azzardo, che lo condussero a un’esistenza sempre più al margine della legalità.

Come molti delinquenti, Bilancia cercava di sfuggire a un’infanzia difficile, caratterizzata da litigi familiari e un ambiente instabile. Ma cosa lo ha spinto a superare ogni limite? Negli anni ’90, si era già fatto un nome nel mondo del crimine, ma nessuno poteva immaginare che sarebbe diventato uno dei serial killer più spietati d’Italia. Le sue prime vittime furono legate a vendette personali, ma ben presto il suo raggio d’azione si allargò, colpendo diverse categorie di persone, dalle prostitute ai metronotte.

Il periodo di terrore e le strategie omicide

Il periodo di attività criminale di Bilancia, compreso tra ottobre 1997 e aprile 1998, è caratterizzato da un crescendo di violenza. Gli omicidi avvennero in rapida successione, e la polizia si trovò a dover affrontare un caso complesso e confuso. Bilancia si servì della sua conoscenza del territorio e delle sue esperienze precedenti per eludere le forze dell’ordine. Le sue vittime furono scelte con cura, spesso in contesti sociali vulnerabili, il che rese più difficile per la polizia collegare i punti e identificare un pattern.

Ma come può un criminale così spietato agire indisturbato? I crimini di Bilancia non furono casuali; la sua strategia si basava su un freddo calcolo. A partire dai suoi primi tre omicidi, motivati da vendetta, Bilancia iniziò a colpire in modo indiscriminato. La sua capacità di adattarsi e modificare i propri piani in base alle circostanze lo rese un avversario difficile da catturare. Durante questo periodo, Bilancia colpì non solo prostitute ma anche uomini e donne comuni, creando un clima di panico e paura tra la popolazione.

La cattura e l’eredità di un serial killer

La cattura di Bilancia avvenne nel maggio 1998, dopo che un testimone riconobbe la sua auto. Una transessuale, scampata a un suo attacco, contribuì all’identificazione dell’assassino. Dopo il suo arresto, Bilancia confessò rapidamente i suoi crimini, rivelando una mente disturbata e una mancanza di rimorso. La sua condanna a 13 ergastoli segnò la fine di un’era di terrore, ma lasciò un segno profondo nella società italiana.

Come possiamo, come comunità, affrontare le cicatrici che rimangono? Nel dicembre 2020, Bilancia morì in carcere, ma il suo nome rimarrà per sempre associato a uno dei capitoli più bui della cronaca nera italiana. I suoi crimini hanno ispirato documentari e discussioni su come la società affronta il crimine e il concetto di giustizia. La storia di Donato Bilancia è un monito su come la vita di un uomo possa trasformarsi in un incubo, influenzando non solo le vittime, ma anche l’intera comunità.