Distraction, Mammucari e il teorema di Melita Toniolo

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Ma io dico, come non parlare di Distraction (inizierà a metà ottobre, lunedì 15) e di quel popò di uomo dal nome Teo Mammucari? Arrogante e volgare quanto basta per avere un ruolo di primo piano in televisione.

Leggendo la Bibbia mi accorgo del supremo fine della trasmissione che, dicono, anche quest'anno terrà fede, ancor più tenacemente, al suo motto: "Non conta cosa rispondi, conta quanto resisti al  “trattamento” che ti viene riservato mentre rispondi".

Bè ma questa cosa è strepitosa, il massimo che si possa desiderare. Un po' come quando si giravano i servizi di Lucignolo con Diavolita-Melita Toniolo; lì il motto a cui tenere fede fino in fondo era: "Non importa cosa dici, Melita, l'importante è che la tua camminata sia decisa e "di tacco", giusto per far ballare le tette".

Non c'è nulla da aggiungere su questo programma. Migliaia di mentecatti stanno mandando il video per partecipare alla trasmissione. Mi sembra cosa buona e giusta, almeno potremo vederli in faccia e riconoscerli per strada. Andranno all'inferno assieme a quelli di "I-talia… Unooooooo". 

La prima volta che vidi Distraction scrissi ciò che vedete sotto. Sottoscrivo. (strepitosa 'sta cosa, mi sottoscrivo).

I presupposti per ritagliarsi un posto in prima serata – a colpi di share – ci sono tutti: un presentatore irriverente e volgare, il vip di turno messo alle strette, la spettacolarizzazione dei gesti più intimi, la morbosa curiosità per il nudo, la ridicolizzazione dell'essere umano; ma soprattutto c'è l'attesa per l'imprevisto.

Si usano gli istinti inespressi per creare spettacolo. Ma si gioca anche sul patetico bisogno dell'uomo di comparire in tv: coloro che vogliono partecipare sono disposti a tutto, anche a cancellare la propria identità per cinque minuti di vana gloria.

Ma perchè? Alcuni sono nati esibizionisti e hanno trovato in questo programma il proprio spazio, ma altri sono giunti a questo punto perchè vittime di quella tv che porta in primo piano il fatto al posto della persona: de L'Isola dei Famosi si ricordano le litigate, del Grande Fratello le tresche tra inquilini, di Music Farm le delusioni amorose, de La Fattoria gli scontri generazionali (in realtà de La Fattoria non mi ricordo 'na cippa).

Non importa quindi chi sono i protagonisti, ma cosa hanno fatto. Il soggetto televisivo diventa il fatto, l'accaduto, l'evento in sè. Questo, per la tv, è un vantaggio: non richiede la ricerca di talento.