Distraction: la tv ufficiale avrebbe fatto meglio a non distrarsi

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Una triste serata quella di ieri.

Teo Mammucari ed il suo Distraction hanno definitivamente consacrato l'ingresso della peggior specie di trash in televisione; avidi di ascolti, interessati a stupire quella rilevante parte di pubblico che sguazza tra i prodotti di basso calibro, Mammucari & C. hanno pensato di portare in Italia ciò che di peggio gira tra i format televisivi mondiali (ora manca Fear Factor). E pensare che c'è anche chi ne è fiero: "Il mio lavoro è portare cose nuove – ha affermato Mammucari – ma tutto ciò che è originale, per gli italiani è provocatorio; il nuovo fa paura.

L'importante è la qualita".
La qualità ? Ma dai… era un'intervista scherzosa quella rilasciata ieri a Repubblica: non c'è altra spiegazione.
Forse è stupido sparare a zero su un programma che, per continuare a vivere, ha proprio bisogno del passaparola; non importa se quest'ultimo sia negativo o positivo, l'importante è parlarne e creare curiosità . Distraction vive di questo, non potendo offrire contenuti.
I presupposti per ritagliarsi un posto in prima serata – a colpi di share – ci sono tutti: un presentatore irriverente e volgare, il vip di turno messo alle strette, la spettacolarizzazione dei gesti più intimi, la morbosa curiosità per il nudo, la ridicolizzazione dell'essere umano; ma soprattutto c'è l'attesa per l'imprevisto.

Si usano gli istinti inespressi per creare spettacolo.
Ma si gioca anche sul patetico bisogno dell'uomo di comparire in tv: coloro che vogliono partecipare sono disposti a tutto, anche a cancellare la propria identità per cinque minuti di vana gloria. Ma perchè?
Alcuni sono nati esibizionisti e hanno trovato in questo programma il proprio spazio, ma altri sono giunti a questo punto perchè vittime di quella tv che porta in primo piano l'atto al posto della persona: de L'Isola dei Famosi si ricordano le litigate tra donne o la carenza di cibo, del Grande Fratello le tresche tra inquilini, di Musica Farm le delusioni amorose, de La Fattoria gli scontri generazionali: ma non importa chi siano i protagonisti, il soggetto principale è semplicemente l'evento in sè.

Questo, per la tv, è un vantaggio: non richiede la ricerca di talento.
E allora cosa dire dell'ennesimo abbassamento del livello televisivo? Che forse, cari giovani telespettatori amanti del trash, ve lo meritate.
Ma ricordate che ciò che state legittimando attraverso gli ascolti sta portando la tv ad un punto di non ritorno: e a "non ritornare" saranno le generazioni future.