Diritti delle donne e minori: sfide e cambiamenti in corso

Un'analisi delle recenti modifiche legislative in Iraq e in Norvegia e il loro impatto sui diritti civili.

Modifiche legislative in Iraq: un passo indietro per i diritti delle donne

Recentemente, l’Iraq ha visto emergere notizie allarmanti riguardo a una proposta di legge che potrebbe abbassare l’età legale del consenso da 18 a 9 anni. Questa modifica, sostenuta da una coalizione di partiti musulmani sciiti conservatori, rappresenterebbe un grave attacco ai diritti delle donne e dei minori. La legge attuale, nota come legge 188 o “Personal Status Law”, è considerata una delle più progressiste del Medio Oriente, risalente al 1959 e garantendo diritti fondamentali alle famiglie irachene, indipendentemente dalla loro religione.

Le organizzazioni per i diritti civili hanno immediatamente espresso preoccupazione, sottolineando come questa modifica possa esporre le bambine a matrimoni forzati e violazioni dei diritti umani. Razaw Salihy di Amnesty International ha dichiarato che tali cambiamenti non solo violerebbero i diritti delle donne, ma minerebbero anche l’uguaglianza di genere, permettendo ai consigli religiosi di creare codici che potrebbero privare le donne dei loro diritti fondamentali.

Il caso dell’Iran: repressione e diritti delle donne

In Iran, la situazione è altrettanto preoccupante. Le autorità hanno annunciato che le donne che non indossano correttamente l’hijab saranno sottoposte a “trattamenti” in cliniche specializzate. Questa misura è stata interpretata come un tentativo di reprimere il dissenso e controllare il comportamento delle donne. La morte di Mahsa Amini, avvenuta nel 2022, ha scatenato proteste in tutto il paese, evidenziando la lotta delle donne iraniane per la libertà e i diritti civili.

I movimenti femminili hanno lanciato l’allerta riguardo a queste misure, che trasformano un legittimo rifiuto di imposizioni in una presunta malattia mentale. Hadi Ghaemi, direttore del Centro per i diritti umani in Iran, ha denunciato l’uso sistematico dell’ospedalizzazione psichiatrica come strumento di repressione, evidenziando come le autorità marchino i dissidenti come mentalmente instabili.

Norvegia: un passo avanti per i diritti riproduttivi

Contrariamente alla situazione in Iraq e Iran, la Norvegia ha recentemente approvato una legge che estende il limite per l’aborto fino alla diciottesima settimana. Questa decisione, sostenuta da una larga maggioranza parlamentare, rappresenta un importante passo avanti per i diritti delle donne, permettendo loro di avere un maggiore controllo sul proprio corpo. I sostenitori della legge affermano che il sistema precedente, che richiedeva l’approvazione di un comitato di medici, era obsoleto e limitava la libertà delle donne.

Con questa nuova legislazione, la Norvegia si allinea con altri paesi scandinavi, come la Svezia, che già consentono aborti fino alla diciottesima settimana. Questa evoluzione legislativa è vista come una vittoria per i diritti delle donne, che ora possono esercitare un maggiore controllo sulle proprie scelte riproduttive.

Leggi anche