Il lupo perde il pelo ma non il vizio, sopratutto quando è un lupo mafioso…
Alfred Hitchcock era solito scegliere attori molto famosi non solo per la loro evidente bravura, ma anche perché era consapevole che sullo schermo lo spettatore non avrebbe visto solo il personaggio del film, ma anche i precedenti ruoli che avevano connotato l’immagine dell’interprete.
Luc Besson deve averci sicuramente pensato quando ha chiesto a Robert De Niro di impersonare un gangster malavitoso che tenta senza troppo successo di vivere in incognito.
Tratto dal romanzo omonimo di Tonino Benacquista, sceneggiatore di Tutti i battiti del mio cure e Sulle mie labbra di Jacques Audiard, Cose nostre – Malavita è infatti l’ultima pellicola dell’ex enfant prodige del cinema francese d’azione.
Besson, che in quest’opera è stato affiancato dal produttore esecutivo Martin Scorsese, con film come Leon e Il quinto elemento è riuscito a creare in patria un filone di film di genere da lui stesso promosso attivamente che nel tempo ha gareggiato alla pari con analoghi prodotti statunitensi.
Protagonista della commedia dallo humour nero è per l’appunto De Niro, il quale veste i panni di Fred Blake, potente e temuto boss mafioso che dopo aver testimoniato in un importante processo, è costretto a vivere sotto la tutela del Programma di Protezione Testimoni. A occuparsi di lui, della moglie
Maggie (Michelle Pfeiffer) e dei loro figli, l’adolescente Belle (Dianna Agron) e il più piccolo Warren (John D’Leo), ci pensa l’agente Stansfield (Tommy Lee Jones): un compito non facile, dato che le vecchie abitudini criminali sono dure a morire.
I Blake diventano così i Manzoni e vengono trasferiti in una tranquilla cittadina francese dove il nucleo cercherà di ambientarsi, ovviamente a modo loro. Tuttavia scoppierà il panico vero e proprio quando i vecchi affiliati del clan di Fred lo rintracceranno e tenteranno di vendicarsi del tradimento subito.