Come saranno le nuove “Invasioni barbariche”?

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Già, sono in vacanza.

Questo post è d'archivio. L'ho programmato per lasciarvi un luogo di vacanza virtuale nel quale continuare a discutere se non siete in spiaggia a bivaccare o in montagna a passeggiare.

Forse sarebbe stato meglio intitolare questo post Le interviste barbariche non convincono più, ma in realtà il discorso è un po' più ampio.

Le Invasioni Barbariche non riesce più ad essere un programma convincente, si è trasformato nello show di una Daria Bignardi ormai convinta del proprio ruolo di reginetta delle nicchie intellettuali.

Ma chi si autoproclama tale, solitamente, sprofonda.

Il calo di ascolti (3,55% nell'ultima puntata) potrebbe esserne una prova tangibile.
Su questo dato penso abbiano influito le poco convincenti interviste barbariche, da sempre piatto forte del programma.

Vi avevo già fatto notare come fosse fastidiosa la tattica dell'intervista scaricabarile, ma a questa si è aggiunta ora una brutta intervista a Simona Ventura (prima puntata) che ha minato la qualità del programma.

Com'è possibile che la Ventura sia riuscita a non rispondere nemmeno ad una domanda? Com'è possibile che la Bignardi non abbia preteso neanche una risposta?
Le due sono amiche, e forse questo ha influito sul tasso di cattiveria, ma non è raro che l'intervistato – sempre meno spiazzato – riesca a tener testa alla Bignardi, trasformando l'intervista in un innocuo giochetto.

Mi avete criticato quando ho sostenuto che Luttazzi, al posto della Bignardi, forse riuscirebbe ad ottenere un effetto differente.

Legittimo pensarlo, ma interviste come quella alla Ventura rischiano di rendere ridicolo qualcosa che tutti hanno sempre reputato valido (me compreso).

Forse il pubblico se n'è accorto e ha punito la Bignardi con l'unica arma a disposizione: il telecomando.