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In un momento di riflessione davanti allo specchio del bagno, è stato avviato un esperimento: utilizzare quattro strumenti di intelligenza artificiale per analizzare la pelle.
Questo non è stato un tentativo di postare su Instagram, ma piuttosto un modo per scoprire come queste tecnologie moderne possano influenzare il percorso di cura della pelle. Con applicazioni che promettono routine personalizzate basate su una singola foto e quiz supportati da dermatologi, l’AI sta rapidamente guadagnando popolarità nel mondo della bellezza.
Tuttavia, essendo una scrittrice di bellezza di colore con pelle ricca di melanina, è emersa la domanda se questi algoritmi riescano veramente a comprendere le esigenze specifiche.
Le preoccupazioni cutanee, come la iperpigmentazione post-infiammatoria, la texture irregolare e le cicatrici da cheloidi, sono legate non solo all’estetica, ma anche all’identità e cultura. Per questo motivo, è stata avviata la valutazione di diversi strumenti di AI per la cura della pelle e consultati due dermatologi di fiducia per comprendere quali siano efficaci e quali meno.
Il primo passo comune a tutti i tool di AI è stato scattare un selfie in condizioni di luce naturale.
Ogni applicazione ha fornito risultati notevolmente diversi. La funzione MyRoutine AI di La Roche-Posay si è distinta, poiché ha identificato le macchie scure come la principale preoccupazione, offrendo una routine completa mirata alla pigmentazione. Questo ha fatto sentire riconosciuta l’utente. D’altra parte, Vichy’s SkinConsult AI ha anche segnalato la pigmentazione, mappando in dettaglio il viso, ma le sue raccomandazioni sono risultate più generiche e meno personalizzate.
La SkinGenius di L’Oréal ha posto l’accento sulla luminosità, esaltando l’idratazione e la texture, ma ha trascurato completamente la pigmentazione e l’iperpigmentazione post-infiammatoria. Infine, Elemis’s Virtual Skin Analysis ha adottato un approccio più orientato allo stile di vita, offrendo suggerimenti accessibili basati su preoccupazioni generali, ma ha completamente ignorato le problematiche legate alla pelle con alta melanina. In generale, mentre questi strumenti riescono a identificare problemi superficiali come la mancanza di luminosità o di compattezza, falliscono nel considerare le esigenze più profonde della pelle con pigmentazione, in particolare l’iperpigmentazione e le cicatrici.
Per meglio comprendere i risultati contrastanti, sono stati interpellati i dermatologi Corey L. Hartman, MD, di Birmingham, AL, e Michelle Henry, MD, di New York. Entrambi sono consapevoli delle potenzialità e dei limiti dell’AI in dermatologia.
“Gli strumenti di AI possono offrire spunti sorprendenti se ben addestrati,” afferma la Dr.ssa Henry. “Tuttavia, mancano ancora di sfumature. Dovrebbero essere considerati come un primo passo, non una diagnosi finale.” Questo spiega perché molti strumenti hanno evidenziato secchezza o sensibilità senza considerare le preoccupazioni relative alla pigmentazione.
“La maggior parte dei dati è ancora orientata verso tonalità di pelle più chiare,” aggiunge la Dr.ssa Henry. “Ciò significa che condizioni come l’iperpigmentazione post-infiammatoria o i cheloidi sono spesso sottovalutati.”
Il Dr. Hartman concorda: “C’è un potenziale per l’AI di analizzare rapidamente i cambiamenti cutanei e assistere nella diagnosi, ma non siamo ancora a quel punto per la pelle ricca di melanina.
Questi strumenti non possono sostituire un esame visivo e fisico da un dermatologo certificato.” Entrambi gli esperti esprimono cautela riguardo alla personalizzazione basata su quiz, suggerendo che, sebbene possa essere un buon punto di partenza, spesso mancano di domande di follow-up e profondità.
È fondamentale che i dati utilizzati per addestrare queste tecnologie siano inclusivi e rappresentativi di tutte le tonalità e tipi di pelle, e che i dermatologi di colore e sviluppatori culturalmente competenti siano coinvolti nel processo di sviluppo.
Questi strumenti possono certamente essere utilizzati per monitorare i problemi cutanei, ma come un punto di partenza. Sono utili per tracciare cambiamenti superficiali o avviare una routine. Tuttavia, non possono sostituire le cure dermatologiche reali, specialmente per chi ha pelle ricca di melanina o problemi cutanei specifici. L’AI promette personalizzazione, ma attualmente le sue capacità sono limitate. Se i risultati non corrispondono alle esigenze, è importante seguire il proprio istinto.
La pelle merita attenzione, e nel frattempo, si continuerà a curarla con attenzione, affidandosi a chi vede ogni aspetto, non solo una versione pixelata.