Codice rosa: come funziona il soccorso per le vittime di violenza

Evelyn Novello

Nata a Milano nel 1995 e laureata in Comunicazione pubblica e d'impresa. Nel 2016 mi sono avvicinata al mondo del giornalismo e da quel momento non più smesso di scrivere.

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Il Codice Rosa è nato nel 2010 in Toscana ed è un percorso apposito dei pronto soccorso dedicato alle donne, ai bambini e a qualunque soggetto che sia stato vittima di violenza.

La peculiarità di questo percorso di triage è la sua disponibilità per chiunque acceda al pronto soccorso, a prescindere dal motivo e dalla gravità delle condizioni di salute.

Codice Rosa: come funziona

Si parla molto di violenza sulle donne, soprattutto in questo periodo di emergenza sanitaria perché le restrizioni impongono ad alcune donne la convivenza forzata con i propri aguzzini. I dati delle violenze sulle donne 2020 non sono incoraggianti, si parla infatti di una crescita del 73% delle richieste d’aiuto.

Per fortuna, esistono molti strumenti per reagire a questi atti di violenza: la legge del 2019 detta Codice Rosso, che ha inasprito le pene, e i tanti Centri Antiviolenza su tutto il territorio nazionale. Nel 2010 poi, in Toscana, è stato istituito il Codice Rosa, un percorso di accesso al Pronto Soccorso che supporta ulteriormente chiunque sia stato vittima di violenza, ed è distinto in diversi iter: il Percorso Donna, per le vittime di violenza di genere, e il Percorso per le vittime di crimini di odio, ovvero per quei soggetti che hanno subito discriminazioni per una loro condizione fisica o sociale.

Il Codice Rosa è nato con l’intento di agevolare il riconoscimento precoce dei casi di violenza e si tratta di un percorso disponibile a tutti, a prescindere dal motivo per cui si giunge al pronto soccorso. Ciò significa che le vittime di violenza possono essere inserite nel percorso indipendentemente dalla situazione sanitaria in cui si trovano, che sia di natura emergenziale o che richieda solo un periodo di degenza ordinaria.

Chi entra in questo percorso avrà poi l’accesso a tutti quei servizi territoriali che offrono aiuto e assistenza, come i Centri Antiviolenza.

Nato in Toscana all’USL 9 di Grosseto come progetto pilota, si è esteso in tutto il territorio toscano fino a formare una vera e propria Rete Regionale. Ora il Codice Rosa è attivo in tutti i presidi sanitari italiani e coinvolge personale medico, infermieristico e giudiziario. Lo scopo è quindi fornire cure immediate, ma anche sostegno psicologico e giudiziario, nel pieno rispetto della privacy della vittima, la quale, molto spesso, vive anche in uno stato di paura per possibili ritorsioni.

L’iter del Codice Rosa

La vittima di violenza nel momento in cui giunge al pronto soccorso può dichiarare di essere in Codice Rosa, oppure questo è dichiarato dall’infermiere che ne ha accertato la situazione. A questo punto, la vittima viene fatta accomodare in una sala specifica che offre servizi e strumentazione sanitaria adeguata che, in assenza di Codici Rosa, viene usata normalmente per non far comprendere di che tipo di stanza si tratti, garantendo così il massimo della privacy.

Nella stanza, gli specialisti controllano e visitano la vittima, confermando o meno il caso di violenza. In caso positivo, danno al paziente tutte le informazioni di cui necessita, come le indicazioni per i Centri antiviolenza e la possibilità di denunciare direttamente dal pronto soccorso. Nel frattempo, il personale medico-sanitario si assicura di conservare tutte le prove di violenza raccolte, affinché possano essere usate nel caso di denuncia. Durante ogni passaggio, la vittima viene informata sugli step successivi e invitata a dare il proprio consenso per qualunque passaggio.

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