Come oramai tutti saprete Clint Eastwood ha pubblicamente appoggiato Mitt Romney per la corsa alla presidenza degli Stati Uniti durante la convention dei Repubblicani che si è tenuta in questi giorni.
Grande scalpore ha causato il suo discorso in favore del candidato conservatore, ma sopratutto il siparietto durante il quale ha fatto finta di intervistare l’attuale Presidente Obama, chiedendogli conto delle promesse non mantenute (la chiusura di Guantanamo) e della sua posizione riguardo al ritiro delle truppe USA dall’Afghanistan.
Non si può dire che l’intervento di Eastwood sia stato dei più sottili o dei più lucidi, ma è senz’altro stato un discorso molto sentito che ha battuto duro su un concetto che il texano dagli occhi di ghiaccio ha sempre portato avanti nella sua carriera cinematografica e che gli è caro: l’integrità.
Quell’integrità che Obama non avrebbe dimostrato durante il suo mandato, non riuscendo a risolvere la pesante crisi economica del Paese, venendo quindi meno agli impegni presi (tralasciando il grave peso delle problematiche ereditate dalla precedente amministrazione)
L’attore – regista, che spesso si è dichiarato repubblicano nonostante una notevole libertà di pensiero che non lo vincola a posizioni schematiche, non è di certo un fine politologo, ma nelle domande poste a Obama si ritrova tutto ciò che è possibile avvertire dalla visione di film come Flags of our Fathers, Gran Torino, Invictus, Milion Dollar Baby.
Potrà non piacere l’adesione di Clint alla campagna di Romney, ma non si dica che non è coerente con le sue idee. Non si possono ignorare i valori messi in campo nei suoi film e poi stupirsi perché quella stessa etica viene posta alla base delle scelte politiche di un attore – non importa la miopia o meno di Eastwood, sarà poi lui a dover rendere conto a se stesso di un’eventuale errore di valutazione.
Sicuramente un conservatore illuminato, ci si sbaglierebbe se si volessero trovare messaggi “repubblicani” nei film di colui che ha prestato il volto all’ispettore Callaghan: considerarlo un nemico o un pazzo solo perché appoggia una parte politica osteggiata, e poi commuoversi per le sue opere, quello sì che sarebbe un errore sciocco.
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