Caro Aldo Grasso, leggi questo post e, se riesci, non annegare nelle parole

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Aldo Grasso ha un forum, di quelli moderati, dove devi passare sotto le grinfie della redazione del Corriere prima di poter vedere pubblicato il tuo intervento.

Non solo, quando il professore si degna di rispondere, solitamente, lo fa con frasi da quindici parole. Anzi, sentenze da quattordici parole più un Salve iniziale.

Aldo Grasso non ha un blog, non sarebbe neanche in grado di tenerlo, e non lo dico per sminuirne le capacità. Le ragioni sono semplici: alcune le ho già introdotte nella prima parte (immaginate Grasso che si sottopone alle critiche dei quattordicenni con i brufoli), le altre sono sotto gli occhi di tutti.

Il suo è un linguaggio adatto al Corrierone, se avesse un blog non lo leggerebbe nessuno. E badate bene, per leggere intendo leggere, non guardare il titolo, scorrere sette frasi e poi commentare.

Aldo Grasso probabilmente legge i blog, visto che si è preso la briga di parlarne in maniera semi-approfondita in un articolo comparso sabato 22 settembre su Il Foglio. Sì, magari li legge, però ancora non li capisce. Anzi, se dovessi azzardare (vabbè, azzardo), Grasso ha letto una decina di blog, tra i quali quello di Grillo, che non è un blog, e quello di Adinolfi che, si sa, non gli sta molto simpatico, e basta.

Diciamo che sa della loro esistenza ma li snobba.

Ma nell'articolo-intervista comparso su Il Foglio cosa dice il nostro amato critico?

Primo – "I blog intasano la Rete, è più il tempo che perdi a buttar via le cose inutili prodotte dai blog che il resto. E' puro inquinamento".

O signùr, io me lo vedo Grasso che digita la parola chiave "Isola dei Famosi" su Google (o su Gnews) e si ritrova Tele dico io che ne parla.

Immagino già il sangue ribollire per un simile affronto: un ragazzetto senza manco una cattedra, che usa un linguaggio simile al "parlato" (di cui, non mi stancherò mai di dirlo, Gadda sarebbe fiero – come concetto generale, , non per come lo tratto io -) che parla di tv. Spazzatura che non merita attenzione.

Indipendentemente dal fatto che ci siano scritte o no cose interessanti già nel post, Grasso dovrebbe capire, e ancora non lo ha compreso, che tutto ciò che di interessante esiste in quell'Isola dei Famosi cercata su Google è la parte che si sviluppa più in basso, in quella roba demoniaca chiamata "Commenti".

Il blogger Failla lancia lo spunto nel post e nei commenti riflette con i lettori. Cosa che un giornalista non farebbe mai.

Secondo – Il secondo punto si ricollega, in parte, al primo. Sentenzia Grasso: "Per millenni la comunicazione è stata verticale: una fonte da cui discendono i fiumi del sapere (e cita la Bibbia come archetipo). La Rete fa saltare le gerarchie, il grande scrittore, il grande giornale, vale come un ragazzino che dice la sua, che fa un copia-incolla da un sito all'altro".

Sconvolge la sua balzana idea di comunicazione. La Rete, l'ho sempre pensato, non è una conquista solo per coloro che sentono in pericolo i propri privilegi. Chi si mette in cattedra ogni giorno, sia fisicamente che in senso figurato, non può certo gradire una simile evoluzione della comunicazione e dell'informazione. Perchè per Grasso non importa il come, ma il chi. E quando un CHI viene trattato in Rete come un chi, tutto diventa più difficile.

Google dovrebbe affinare la ricerca in base alla firma. Se cerchi notizie sulla tv prima dovrebbe uscire Grasso, poi l'altra robaccia.

Il grande scrittore, il grande giornale, non varrà mai come un ragazzino, suvvia. Un ragazzino, tuttavia, ha la possibilità di valere come un grande scrittore, ed un blog avere la stessa autorità di un giornale. E non sarà certo Grasso a stabilire i termini di questa rivoluzione: lo farà il lettore.

Su uno stesso argomento televisivo ho letto pezzi illuminanti sulla tv in alcuni blog e articoli conditi di semplice astio sul Corriere. Secondo me quei bravi blogger, dieci anni fa, erano giovani talentuosi che mandavano lettere al Corriere – indirizzate al prof. Grasso – senza vedere nulla pubblicato. Che Dio benedica la Rete, visto che oggi posso leggerli senza il beneplacito di nessuno.

Io la critica televisiva la vivo ogni giorno nella blogosfera, nei blog e tra i commenti.

E questo mi restituisce un senso di condivisione, di approfondimento a "più mani" e a "più menti".

E poi, passando ad un discorso più generico, io sui blog trovo notizie che i giornali non pubblicano, trovo un corretto uso dei link e credibilità da vendere. E quello che più mi esalta è proprio la comunicazione orizzontale che, nel caso dei blogger più autorevoli, può anche trasformarsi in verticale: e quando succede è perchè lo decide un lettore, non il direttore di un giornale.

P.S.
Grasso, quando leggi questo post dopo aver cercato il tuo nome su Google, ricorda di dare uno sguardo anche ai commenti, potrebbe servire.
E, per inciso, non ho brufoli.