Ci lascia una delle colonne del cinema italiano
“Stacco la chiave”.
Sarebbe questo il messaggio lasciato ieri pomeriggio da Carlo Lizzani ai famigliari prima di lanciarsi dal terzo piano del suo appartamento di via Gracchi nel quartiere Prati di Roma.
Le cause dell’estremo gesto non sono ancora nota, ma i più vicini al regista ipotizzano un acuirsi della depressione derivante dalle condizioni critiche di salute della moglie.
Lizzani dal canto suo sembrava essere piuttosto in forma, come notato dai presenti alla festa di compleanno (90 anni) celebrata l’anno scorso alla Casa del Cinema della capitale, durante la quale al maestro venne tributato un meritato omaggio.
Se va dunque un pezzo di storia del cinema italiano, tra l’altro con modalità simili a quelle scelte da Mario Monicelli nel 2010 quando si lasciò cadere dal quinto piano dell’Ospedale San Giovanni di Roma dove era ricoverato.
Nato il 3 aprile 1922 a -roma il cineasta durante gli anni giovanili aderì alla Resistenza, per poi entrare fare parte del Partito Comunista. Relativamente a questo periodo il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ne ha ricordato in pubblico il “coraggio e la passione nella battaglia per la liberazione dell’Italia dal nazifascismo, nella ferma valorizzazione e difesa dei valori della Resistenza, nella creazione artistica sempre radicata nella realtà e nei travagli della nostra Italia.
”
Cinematograficamente Lizzani nacque come uno degli sceneggiatori di punta della fervida stagione del neorealismo. Da citare la sua collaborazione con Giuseppe De Santis, grazie al quale firmerà Caccia tragica, Riso amaro e Non c’è pace tra gli ulivi. Altri autori con i quali intrattenne una proficua collaborazione furono Vergano, Lattuada e Rossellini (Germania Anno Zero).
Il debutto alla regia avviene invece qualche anno dopo quello “letterario”, nel 1951 con Achtung! Banditi!.
Il film, che era stato preceduto da quattro corti documentari, segnala il grande impegno civile del cineasta, il quale dovette molto lottare per realizzare questo esordio in un epoca in cui era ancora difficile portare su grande schermo il tema della Resistenza. È del 1954 Cronache di poveri amanti, uno dei titoli più ricordati della sua vasta filmografia, tratto da Vasco Pratolini.
Il rapporto con la letteratura verrà ribadito ulteriormente negli anni, nel 1964 con La vita agra di Luciano Bianciardi e nel 1980 con Fontamara di Ignazio Silone.
Tra le altre pellicole che hanno segnato un’epoca è impossibile non ricordare Il processo di Verona, Il gobbo, Banditi a Milano e Mussolini ultimo atto del 1974.
Tra il 1979 e il 1982 Lizzani viene poi insignito dell’onore di dirigere la Mostra del Cinema di Venezia. Gli ultimi anni, a parte la pubblicazione dell’autobiografia Il mio lungo viaggio nel secolo breve, sono stati dedicati alcuni documentari su figure fondamentali del cinema tricolore (Rossellini, De Santis, Visconti) e all’ultimo lungometraggio, Hotel Meina, risalente al 2007.
Il suo ultimo exploit cinematografico è stato l’episodio Speranza dell’antologia Scossa del 2011.
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