Buthan, il tempio del pene che scaccia gli spiriti maligni

Il tempio del pene, nel cuore dell'Himalaya, è un luogo fortunato, unico al mondo. Gli occidentali lo hanno scoperto da pochissimi decenni.

Il Tempio del Pene in Buthan è un luogo unico al mondo. Si trova nel mezzo di un’ampia estensione di risaie ed è circondato da piccole case, tanto che da lontano sembra soltanto un piccolo e anonimo villaggio. Secondo la tradizione il Tempio del Pene fu fondato da un maestro buddista che incanalava il proprio potere attraverso la pratica sessuale e che proprio grazie al potere del proprio membro liberò le risaie circostanti dal demone che le infestava.

Chimi Lhakhang: il tempio del pene

Il Bhutan ha aperto le proprie frontiere al turismo soltanto negli anni Settanta. Prima d’allora il mondo occidentale era completamente all’oscuro circa la storia e la cultura millenaria di questo piccolo regno nel cuore inaccessibile dell’Himalaya. Il fatto di aver aperto le frontiere ai turisti non significa tuttavia che il Buthan renda accessibili a tutti i suoi tesori. Un visto turistico può arrivare a costare 150 Dollari al giorno.

Ad ogni modo, da quando si è diffusa la notizia che in Buthan c’è quella che gli occidentali hanno cominciato a chiamare “La Disneyland del pene”, si sono moltiplicate le persone disposte a pagare 150 Dollari per entrare nel paese e fare una visita a questo particolare luogo di culto.

Nel tempio – caso mai non fosse chiaro – si venera la potenza magica e apotropaica del fallo, cioè la capacità dell’organo sessuale maschile di portare la fertilità della terra e delle donne, nonché di allontanare gli spiriti malvagi e più in generale la sfortuna in ogni sua forma.

La leggenda del tempio

Secondo la tradizione a fondare il tempio fu Ngawang Choegyel, il gerarca che governava la zona tra il quindicesimo e il sedicesimo secolo dopo cristo. Il tempio fu eretto (mai termine fu più azzeccato) nel 1499 e da allora la sua fama non è mai diminuita.

Il motivo per cui il tempio fu costruito in quel preciso punto e non in altri del paese è che proprio in quella zona secondo la leggenda si manifestò un cane demoniaco che impediva ai contadini di attraversare il passo di Dochula. Lo yogi Drupka Kunley intrappolò il cane in una piccola struttura e liberò quindi il popolo dal demone. Il tempio odierno coincide con quella modesta prigione in cui Drupka Kunley aveva imprigionato il demone.

Tempio del pene

Le decorazioni falliche

Il motivo per cui il tempio è circondato da decorazioni pittoriche che richiamano il sesso maschile in ogni forma e dimensione è che Drupka Kunlev utilizzava il proprio fallo come arma sacra per incanalare il suo potere, sconfiggere i demoni, guarire gli ammalati toccandoli sulla fronte e compiere altri miracoli di questo genere.

Era anche conosciuto come “Il Santo dalle Cinquemila Donne” e “Il Santo Folle”. Nei dipinti che lo ritraggono appare sempre, invariabilmente nudo (dalla cintola in su).

Oggi, che fortunatamente non esistono più demoni da scacciare a suon di fallo, il tempio è visitato principalmente da pellegrini che giungono da ogni parte del paese per chiedere al Santo delle Cinquemila Donne la nascita di un figlio. I monaci che vivono nel tempio sono specializzati nel predire il nome e il sesso del nascituro.

Naturalmente non mancano i souvenir: c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Tempio del pene
Scritto da Olga Luce

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