Bondage: che cos’è la tecnica giapponese e come praticarla

Il bondage è una tecnica di origine giapponese molto diffusa. Ve ne sono tantissime varianti. Cerchiamo di scoprire assieme quali sono le più diffuse.

Il bondage è una tecnica sessuale giapponese. Come praticarla? Intanto dobbiamo considerare che sono molte le persone che, ancora, hanno inibizione verso queste pratiche. Le considerano, infatti, da persone pervertite e umilianti.

Che cos’è il bondage

Ma che cos’è il bondage? La parola deriva dall’inglese e significa schiavità. In realtà, anche se il termine è piuttosto conosciuto, si tratta di una parola che raggruppa molte tecniche assieme. Il bondage giapponese è piuttosto diverso quello che intendiamo in Italia. Quello che conosciamo noi, infatti, è il robe, ovvero quello con le corde. In realtà, si tratta di una pratica che va ben oltre questo. Il bondage con le corde si suddivide in due categorie: quello americano, chiamato con il nome di Western bondage e quello giapponese, chiamato Shibari o Kinbaku.

Lo shibari è stato ideato da Itoh Seiu, intorno ai primi del 1900. Era un artista giapponese, ma anche pittore e fotografo che, nel periodo tra le due guerre, iniziò a pubblicare libri con foto di modelle legate. I primi passi legati all’uso di questa pratica in Occidente sono dovuti, invece, agli Stati Uniti. E’ qui che le pratiche si sono diffuse, determinando poi lo sviluppo di stili diversi, fino ad arrivare anche in Europa.

Il Kinbaku invece, è un termine che ha origini più recenti. La sua prima apparizione è del 1952. E’ una parola che significa legare stretto. Alcuni indicano lo shibari e il kinbaku come sinonimi, altri invece no.

Come avvicinarsi al bondage

Poiché non tutti amano queste pratiche, è consigliabile avvicinarsi al bondage in maniera graduale. Meglio evitare, quindi, almeno all’inizio, le pratiche più estreme. Queste saranno preferibili quando si avrà più dimestichezza con il mondo bondage. In commercio sono a disposizione molti libri, che si possono trovare sia nelle librerie online che quelle sparse nel territorio nazionale.

Si trovano inoltre, molti video dimostrativi ed esplicativi anche online, attraverso i quali si può avere un primo approccio con il bondage. Oppure, è possibile frequentare un corso. Quest’ultima opzione rappresenta forse la scelta migliore. In genere, il bondage alla fine si rivela sempre una piacevole scoperta per chi lo sperimenta, sia in modo “attivo”, che “passivo”.

Le tecniche più diffuse di bondage

Le più diffuse tecniche di bondage possono essere suddivise in sei categorie. Queste sono, nel dettaglio: costrizione di parti del corpo, raggruppate o ristrette tra di loro, separazione di parti del corpo, collegamento di esse a oggetti esterni, ma anche muri o sostegni, sospensioni del corpo a soffitti o sostegni, restrizioni o modificazione forzata di normali movimenti del corpo o immobilizzazione completa del corpo, fino ad arrivare alla vera deprivazione sensoriale.

Anche ognuna di queste sottocategorie prevede molte varianti. Si va dalla varietà degli strumenti usati, alle modalità secondo cui tali strumenti vengono usati. Si parla, in questo ambito, anche di bondage verbale. Ciò significa ordinare di eseguire determinate pratiche, fino ad arrivare all’uso di corde, manette, ganci o catene.

Una variante del bondage giapponese è il karada. Questa è diventata una tecnica giapponese molto usata, che prevede una totale immobilizzazione del corpo, specialmente del busto e della braccia. Si va quindi, a creare sequenze particolari fatte di passaggi di corda e di nodi, costruendo così figure geometriche a rombo, da cui prende il nome l’hishi, ovvero il diamante.

Addirittura, si ritiene che le restrizioni o le modiche forzate dei normali movimenti del corpo, a scopo prettamente erotico, fosse già praticata in epoche antiche. Sarebbero stati i Medi, secondo i manoscritti ritrovati negli scavi di Bam, in Persia, a praticare ciò. In alcuni casi, assieme al bondage vengono eseguite pratiche particolari come giochi sadomaso, del calibro di tickling, ma anche frustate o pene dolorose.

Nel bondage la consensualità è essenziale: meglio infatti, praticarlo con partner che già si conosce, onde evitare situazioni spiacevoli. Vi sono infatti, alcuni estremismi che possono essere davvero pericolosi. Senza una particolare conoscenza ed esperienza da parte delle persone che lo vogliono praticare, i rischi possono essere davvero molteplici. Si consiglia di non lasciare, inoltre, mai da sola una persona sottoposta a bondage.

Chi è legato, infatti, dipenderà in tutto e per tutto dall’altra persona. Quest’ultima dovrà quindi preoccuparsi delle condizioni di salute, ma anche di quelle psicologiche della persona che è legata. E’ importante, inoltre, controllare che le zone del collo non siano mai sottoposte a questa pratica e vedere anche se la circolazione sanguigna della persona non viene compromessa da tale pratica erotica.

Scritto da Erika Vettori

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