Berlusconi, l’amico dell’assassino Gheddafi

Le immagini riportate nel video sopra, insieme a molte altre, in queste ore vengono riproposte nei programmi di tutto il mondo: Berlusconi che bacia la mano di Ghedaffi, Berlusconi che giudica il despota libico un leader di “grande saggezza”, Berlusconi che pubblicamente si vanta di essere legato da un sentimento di amicizia ai dittatori nordafricani Mubarak, Ben Ali e Gheddafi.

In questo scenario l’opposizione di centro-sinistra ha buon gioco nello sferzare il governo su questo rapporto privilegiato col dittatore e sull’indecente ritardo con cui si sono condannate le efferate violenze del governo libico sui manifestanti, bombardarti con i caccia. Ancora due giorni fa, mentre gli insorti cadevano a centinaia vittime della repressione, il nostro premier dichiarava di non voler disturbare il Colonnello, parole testuali.

Ieri in tv la maggioranza ha cercato di giustificarsi con la solita logica dello scaricabarile, sostenendo che la relazione privilegiata con Ghedaffi risale a molti anni fa ed è stata coltivata anche dai governi di centro-sinistra. Il più comico in questa difesa è stato il governatore del Piemonte, il leghista Cota, che a Ballarò ha mostrato delle foto di Prodi con il Colonnello: come se fosse uno scoop che i capi di stato e di governo si incontrino ai vertici internazionali.

Ma un conto è intrattenere normali contatti di diplomatici, anche con i leader più impresentabili e disgustosi, perché così vogliono gli interessi nazionali e la realpolitik; un altro conto è dichiararsi amici di un dittatore sanguinario, di uno che già negli anni 80 Ronald Reagan definì “spazzatura della storia, come Hitler e Mussolini”.

Scritto da Style24.it Unit

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