Beatificazione Giovanni Paolo II, il papa più sopravvalutato

Per la canonizzazione bisognerà attendere ancora, ma ieri è stata data una prima risposta a quell’invocazione – “Santo subito” – fatta dai fedeli ai suoi funerali di appena sei anni fa: Karol Wojtyla, papa Giovanni Paolo II, è stato beatificato con una solenne messa officiata dall’attuale pontefice in piazza San Pietro.

C’è chi ha sostenuto che quel moto di popolo che pretendeva un immediato riconoscimento alle qualità eccezionali di Wojtyla, che inneggiava alla sua santità, sia stato abilmente organizzato e manipolato da ben individuabili gruppi organizzati espressione del cattolicesimo conservatore, ma è impossibile negare che Giovanni Paolo II sia stato un pontefice amatissimo e una delle prime star dell’era globale, ammirato e ben voluto anche da chi cattolico non era e non è.

Ma quali sono i meriti di questo papa, quali i motivi della sua fama di santità? Impossibile tentare qua un esame approfondito, ma due aspetti possono essere richiamati. Da un lato il suo impegno a favore della caduta del comunismo nell’Europa dell’Est e nella sua amata Polonia, dove certamente – anche grazie ai finanziamenti a Solidarnosc – ha giocato un ruolo, spesso palesemente ingigantito da stampa e storici cattolici ma difficilmente negabile. Dall’altro lato fu sicuramente rilevante il suo impegno per il dialogo interreligioso, soprattutto con gli ebrei: fu il primo pontefice, per esempio, a pregare in una sinagoga nel 1986.

Poi certo testimonianza e impegno per la pace e i diritti umani (o meglio per alcuni diritti umani), ma è innegabile che dal punto di vista teologico e dottrinale, in particolar modo rispetto all’etica cattolica, Wojtyla sia stato uno strenuo conservatore della tradizione, contrario a qualsiasi rinnovamento, monarca autoritario del Vaticano e cocciutamente chiuso rispetto alle sollecitazioni dei teologi riformisti. Definì “democrazie totalitarie” gli stati occidentali colpevoli di aver legalizzato l’aborto, e adoperò il termine di “cultura della morte” in merito ai tentativi di legislazione sulla fecondazione artificiale, sulle unioni civili e sui matrimoni omosessuali. Per non parlare dell’inflessibile opposizione rispetto al superamento del celibato dei preti o del sacerdozio femminile.

Ma allora perché era tanto amato, anche fuori dalla cerchia dei fedeli di più stretta osservanza cattolica, anche da chi troverebbe insopportabile – per esempio – l’osceno accostamento tra aborto e sterminio nazista, che pure il papa polacco – seppur velatamente – aveva azzardato nell’ultimo libro, Memoria e identità? Per capirlo bisogna tornare a quanto detto all’inizio: Giovanni Paolo II fu una delle prime e più grandi star dell’era globale: le sue messe sembravano “concerti”, dicono i ragazzi accorsi a Roma per la beatificazione, paragonandolo appunto a una popstar. Dunque un  personaggio mediatico e dall’irresistibile carisma, un vero seduttore di folle dalla spiccata umanità e dalla naturale simpatia, un leader trascinatore con il volto di un padre buono e caritatevole.

Soprattutto per questo fu amato Wojtyla, al di là e nonostante la sua pressoché totale chiusura alla modernità e alle istanze di rinnovamento dentro la Chiesa, istanze che invece – qua l’apparente paradosso – trovano l’adesione della gran parte dei giovani che oggi lo festeggiano. Dunque un amore – quello tra Giovanni Paolo II e il suo popolo globale – nato più dalla passione che dalla ragione, dalla forma più che dalla sostanza, dall’apparire più che dall’essere. Molto in linea con la superficialità che è propria del nostro tempo.

(La foto è tratta da albumweb.it).

Scritto da Style24.it Unit

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