Galleria con le donne più brutte del mondo

Le donne più brutte del mondo: cosa si cela dietro la bellezza di essere brutte e quanto la bruttezza possa considerarsi affascinante

Donne, “non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace” recita il detto quando di solito la persona in questione non è bella e le sue qualità sono da ricercare altrove. La bellezza è un qualcosa di assolutamente soggettivo altrimenti non esisterebbe il bello del cattivo gusto, l’amore per il kitsch, per l’eccesso, per il freak o non sfilerebbero in passerella quelle modelle assolutamente brutte, magre e prive di forme ma che portano l’essenza della bruttezza al pari dell’armonia assoluta, perché è l’armonia che crea la bellezza, perché vi è anche una bellezza nella bruttezza e l’uomo è a volte affascinato dalla stranezza.

La bruttezza quindi esiste ma a volte è davvero oggettiva anche se non mancano quelli affascinati dalle donne brutte. Ma perché si giudica brutta una donna? Perché nel suo volto mancano le giuste proporzioni, forse ha i denti storti, un naso prorompente, gli occhi distanti tra loro, magari ha giocato un po’ troppo con la chirurgia estetica giungendo ad un punto di non ritorno o semplicemente una malattia imbruttisce il suo corpo.

Le donne più brutte del mondo sono note quanto le più belle, famose e non, alte o basse, more o bionde, con o senza monociglio, hanno in comune una sorta di bellezza nella loro bruttezza. Vi chiederete: esisterà quindi la donna più brutta del mondo? Sì, il suo nome è Lizzie Velasquez e vive in Texas e a causa di due malattie, pesa molto poco ed è molto alta. Ha aperto un proprio canale youtube decidendo di raccontare la sua storia e il motivo per cui i suo compagni di classe fuggivano alla sua vista.

Le donne brutte hanno la stessa capacità delle donne belle di attirare l’attenzione con un risultato ovviamente differente quasi derisorio e sono moltissimi i siti e le gallerie di immagini presenti on line e disposti a farvi fare un viaggetto impressionante in cui a stupirvi sarà proprio la loro disarmante bruttezza.

Scritto da Cristina Caragnulo

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