Che cos’è la fame emotiva?

Quante volte vi siete ritrovate a mangiare senza aver neppure un senso di fame, magari poco dopo aver pranzato, solo perché avevate una necessità inspiegabile di masticare qualcosa.

Non è semplice spiegare una sensazione come questa, come se inconsciamente sapessimo di essere in errore, di fare qualcosa di sbagliato, soprattutto verso se stessi.

La fame emotiva è una sensazione che viene proprio dal nostro più recondito desiderio di colmare un vuoto, probabilmente dell’anima, e questo ci porta a mangiare senza avere un reale desiderio o senso di fame nello stomaco. Si tratta di un comportamento che, lontano da ogni proposito prettamente legato all’alimentazione, riguarda più che altro la sfera emotiva o ancor più in generale, il sistema nervoso.

Siamo in preda alla fame nervosa, non perché siamo agitate, in ansia, tese ma fagocitiamo ciò che ci capita a tiro per un puro bisogno emotivo.

Affrontare il problema della fame nervosa è tuttavia possibile, basta cercare di capire quando stiamo mangiando perché realmente affamate e quando invece lo stiamo facendo solo per colmare un senso di agitazione, di tensione o ancor più di vuoto. Non è poi così difficile riuscire a comprendere i nostri reali bisogni,perché così riusciamo anche a comprendere meglio noi stesse.

Del resto, dovete sapere che il reale senso di fame non giunge mai all’improvviso, per cui quando questo accade allora vuol dire che si tratta di fame nervosa. E’ la fame emotiva quella che ha l’esigenza di essere acquietata da un immediato senso di sazietà. Infatti, se siete colpite da un attacco di fame nervosa, inizierete a mangiare nonostante il vostro stomaco sia pieno, perché non state ascoltando le sensazioni che vi invia il vostro corpo, diversamente vi fermereste proprio avendo un senso di sazietà. Inoltre, per riconoscerla, se dopo aver mangiato, siete sopraffatte da un senso profondo di colpa, allora probabilmente la vostra era fame emotiva e non corporea. Chi mangia solo su base emotiva, dopo avverte un senso di vuoto ancor più profondo.

Scritto da Laura Marrocco

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